Ma siete matti? Tutte quelle scale ? E la claustrofobia ? E le vertigini ? Farà 38 gradi !! E invece … difficile immaginare una visita più fresca e ariosa come quella di ieri alla Cupola di San Pietro.
Accade quando la grande competenza di chi ti guida si abbina a leggerezza ed empatia, come nel caso di Federica Di Folco.Il racconto della cupola, con le necessarie premesse, un vero “millefoglie” storiografico, è stato avvincente.
Abbiamo ascoltato e rivisto i progetti di Bramante, Raffaello, il tentativo “globale” di Antonio da Sangallo: un modello ligneo gigantesco per il quale si spese una cifra immensa … ma la grande chiesa rimaneva priva di completamento.
Nel 1546 Paolo III decide di chiamare Michelangelo: ripartono le riluttanze, le idiosincrasie di un artista anziano ma caratterialmente molto simile al se stesso di quarant’anni prima, pittore sui ponteggi della Sistina.
Arrivati sul terrazzo alla base della cupola si comprende che il metodo usato da Michelangelo è un procedimento stupefacente, modulare, che fa del manufatto stesso il modello, via via che procede la costruzione. Senza bisogno di modelli di legno, men che meno giganteschi … Una prassi architettonica altissima: ma lui continua imperterrito a definirsi “scultore”.
Si entra: siamo alla base del tamburo, “dentro” alla volta. Il corridoio che gira per tutto il diametro della cupola permette di apprezzare la magnificenza della decorazione della basilica e specialmente della zona del coro: il Baldacchino, la Cattedra, i pilastri bramanteschi intorno a cui – si potrebbe dire – tutto ruota, i nicchioni, i mosaici dalle sfumature incredibili …
Siamo pronti per affrontare le scale che portano alla lanterna: l’impresa è più semplice di quanto si pensi e si arriva presto in cima. Una vista a 360°, vista privilegiata sull’edificio, sulle fabbriche dei Musei Vaticani, sui Giardini, sulla Stazione ferroviaria, sul Casino di Pio IV, su alcune delle molte fontane.
Non c’è niente da fare, questa strana città è capace di sorprendere sempre e siccome dipende dal punto di vista, beh, quassù c’è l’imbarazzo della scelta.
Un enorme grazie a Federica Di Folco e a Roberto Frisari per le belle foto.