La visita odierna a Napoli è stata l’occasione per prendere visione del caleidoscopio di espressioni che la caratterizzano, spesso complementari ma a volte anche contrastanti. Abbiamo avuto diversi appuntamenti, tutti di grande interesse. La prima tappa è stata palazzo Zevallos; eretto nel ‘600 per volontà dell’omonima nobile famiglia spagnola, attualmente ospita una importante raccolta d’arte di proprietà del gruppo Intesa Sanpaolo. Pitture che vanno dal ‘600 napoletano impregnato di influenza caravaggesca al vedutismo dell’800 dalle tipiche ambientazioni romantiche; da menzionare inoltre sculture e disegni di Vincenzo Gemito, fra i più significativi e originali artisti di fine ‘800 e inizio ‘900. Il nostro percorso è poi continuato con la visita alla basilica di San Domenico Maggiore in cui l’austerità delle architetture ben si sposa con la rigida ortodossia dell’ordine medesimo. Al suo interno abbiamo soprattutto apprezzato la cappella Brancaccio con il prezioso ciclo di affreschi del ‘300 di Pietro Cavallini. Ultima tappa è stata la cappella Sansevero, unanimemente considerata il piccolo gioiello della città e anche un edificio sorprendentemente carico di simbologie massoniche. Tutto ciò grazie al genio di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, committente e ideatore dell’apparato artistico. La scultura del Cristo Velato è ovviamente l’opera più celebrata ma al visitatore attento non ne sfuggono altre di altrettanto valore. E infine, sulla via del ritorno al treno, ci si è immersi nella Napoli delle vie storiche e popolari, con quel misto di religiosità, superstizione, tradizione e fatalismo che fa degli abitanti di questa città un esempio probabilmente unico al mondo. Si ringraziano tutti i partecipanti e le nostre preziose guide Matteo Piccioni e Stefania Botti.
(Visited 18 times, 1 visits today)
Last modified: Novembre 18, 2020