La splendida Villa Lante a Bagnaia è stata la protagonista della prima visita extraurbana del trimestre autunnale, in una giornata tiepida ma con i primi segni di una stagione che muta.
Accompagnati da Rossella Faraglia, ne abbiamo percorso i giardini e ammirato la varietà stupefacente delle sue fontane dai sapienti giochi d’acqua realizzati dall’architetto-ingegnere idraulico Tommaso Ghinucci. Abbiamo visitato poi le due palazzine, edificate nel corso del ‘500 e agli inizi del ‘600 da due diversi protagonisti della nostra storia: i cardinali Giovan Francesco Gambara e Alessandro Damasceni Peretti, meglio conosciuto come cardinal Montalto. I Lante, che danno il nome attuale alla Villa, arrivarono a metà ‘600 e poco cambiarono dell’assetto generale.
Ma andiamo con ordine.
Proprietari del sito furono i vescovi di Viterbo che utilizzarono principalmente il “barco”, il parco di caccia, avendo la residenza nel vicino borgo, di impianto medievale. Il salto di qualità si ebbe grazie al cardinale Gambara che ideò una residenza circondata dal verde e dai giochi d’acqua da connettere al borgo esistente, e intraprese le attività edilizie che dettero una prima fisionomia alla residenza che oggi possiamo ammirare.
I giardini e le fontane, collegati fra loro da sentieri in ghiaia lungo l’asse d’acqua che attraversa i quattro terrazzamenti, costituiscono sicuramente la maggiore attrattiva di questo luogo delle delizie.
Sul primo dei terrazzamenti, la ‘Fontana dei Mori’ è il fulcro simbolico della villa: essa svetta al centro del parterre di aiuole con piante di tasso ed è ornata da quattro figure atletiche che sostengono le pere e i monti, emblemi della casata Peretti Montalto. Il gruppo sostituisce il precedente impianto del Gambara, dal complesso significato simbolico, come è possibile ricostruire dall’affresco della loggia della prima palazzina.
La palazzina Gambara e la simmetrica palazzina Montalto sono state l’oggetto della seconda parte della visita, in compagnia della cortese e competente signora Lorella, guida locale.
La prima fu edificata per volontà di Giovan Francesco a partire, forse, dal 1574. È un edificio a pianta quadrata dalle linee essenziali, che reca nel fregio del sottotetto i vari simboli araldici del cardinale (gambero, torcia, stella cometa).
Di analoga concezione architettonica è la palazzina Montalto, edificata a cavallo di fine ‘500 e inizio ‘600, nel cui fregio del sottotetto troviamo in questo caso i monti, simbolo dinastico dei Montalto, e i rami con le pere, con riferimento alla dinastia dei Peretti. È presente inoltre la stella ad otto punte, numero riconducibile alla salvazione eterna secondo una interpretazione protocristiana. Notevoli cicli ad affresco segnano il passaggio da una decorazione di stampo tardo-cinquecentesco ad una di primo seicento, con sfondamenti prospettici e figure ormai svincolate dai limiti del fregio dipinto.
Il nostro percorso ha avuto termine con una piacevole passeggiata in quel che rimane dell’area boschiva, con i suoi lecci secolari, e un edificio che rimanda romanticamente ad un mondo che fu: la nevaria, o conserva della neve, utile per la conservazione degli alimenti in una sorta di ambiente frigorifero ante litteram, e utile per fare i sorbetti di cui, pare, gli ospiti della Villa fossero ghiotti.