In questa prima domenica di ottobre ancora estiva abbiamo inaugurato il nuovo trimestre con la visita al Museo Napoleonico.
Con il suo millenario retaggio simbolico di potere, Roma è stata un punto di riferimento per Napoleone nella sua aspirazione di creare un impero europeo. Quando viene conquistata, nel 1809, è infatti dichiarata seconda città dell’impero, di rango inferiore solo a Parigi.
Al figlio Francesco Giuseppe, nato nel 1811, Bonaparte diede il titolo di Re di Roma. Ma né Napoleone né il figlio vedranno mai personalmente l’Urbe e le loro parabole storiche (di diversa portata) si sarebbero consumate altrove. Della fine del famoso generale tutto sappiamo, meno noto è che Francesco Giuseppe si è spento in giovane età in Austria, alla corte di sua madre, Maria Luisa d’Asburgo; le sue ultime malinconiche parole sarebbero state: “fra la mia culla e la mia tomba c’è stato un grande zero“.
Le collezioni del Museo Napoleonico, in una sorta di album familiare, ci raccontano inoltre di diversi altri membri della famiglia Bonaparte che, dopo la restaurazione, hanno legato la loro esistenza alla capitale.
Nella prima sala troneggia un ritratto di Maria Letizia Ramolino, “Madame Mère”, austera nobildonna che fino alla sua morte ha abitato nel palazzo Bonaparte, tuttora affacciato su piazza Venezia. A fare da pendant è un altro ritratto della prima moglie di Napoleone, Joséphine de Beauharnais, la bella dama cresciuta in Martinica e per questo soprannominata “la creola”, protagonista di un non consueto matrimonio d’amore.
L’inizio della dinastia romana si deve però al fratello minore Luciano che, dopo alterne vicende politiche, si trasferisce definitivamente in Italia, a Canino, e si dedicò alla sua passione per gli studi archeologici, in particolare etruschi. Non poteva mancare una sala dedicata all’amata sorella Paolina sposa Borghese, generalmente nota per il grande fascino, l’amore per la vita di corte ma anche per un ostentato anticonformismo.
Dipinti, incisioni, busti, documenti e suppellettili raccontano la vita di questi e altri membri della famiglia Bonaparte. La voce della nostra guida Matteo Piccioni ha arricchito gli aspetti biografici e di cultura storico-artistica.
Dobbiamo questa ricchezza di opere d’arte, di oggetti preziosi anche di uso quotidiano, al lascito del conte Giuseppe Primoli, figlio della principessa Carlotta Bonaparte e di Pietro Primoli, che si sentiva a pieno titolo un “napoleonide”… Lo avevamo incontrato quale pioniere della fotografia in una precedente mostra: sono i sentieri della storia che a volte ci riportano sui nostri passi.