In quella che si può definire la prima calda domenica d’estate abbiamo visitato la retrospettiva su Michelangelo Pistoletto, allestita al Chiostro del Bramante in occasione del e in omaggio al suo novantesimo compleanno.
Guidati dalla competenza di Maria Stella Bottai abbiamo ripercorso 60 anni di attività artistica di uno dei maestri più apprezzati e originali.
Filo conduttore della sua poetica è il concetto di ‘Terzo Paradiso’, simboleggiato dal segno di infinito interrotto al centro da un terzo, ulteriore cerchio come rappresentazione dell’auspicabile, per certi versi utopico, passaggio ad un nuovo livello di civiltà planetaria in cui scienza, arte, cultura e politica convivano e si integrino armoniosamente.
L’infinito è anche simbolo della capacità dell’artista – maestro nel coniugare arte povera e arte concettuale – di cambiare incessantemente prospettiva nella rappresentazione delle cose, e di mostrare come esse si possano moltiplicare o disunire.
L’installazione della celebre “Venere degli stracci”, uno dei manifesti dell’arte povera, offre uno stridente contrasto fra la bellezza eterna dell’arte classica e il consumismo moderno ed effimero. La “Grande Sfera di Giornali” rimanda a un mondo in cui le notizie sono protagoniste di una bulimia informativa, una sorta di effetto ‘palla di neve’ lievemente minaccioso…
Di grande impatto è la sala “Love Difference”: la rappresentazione specchiata del bacino del Mediterraneo, circondato da sedie di diverse forme e materiali, simbolo delle diverse nazioni che si affacciano su di esso ed ecumenico invito alla fratellanza che sostituisca l’inimicizia.
I ‘Quadri Specchianti’ sono protagonisti anche di una delle sale successive: l’immagine fotografica fissata sulla superficie specchiante è memoria storica del nostro costante divenire. Di particolare suggestione è invece la stanza che ospita il “Metrocubo di infinito”, interamente rivestita di specchi, in cui le nostre immagini si rincorrono – appunto – all’infinito per via della loro ripetizione riflessa.
Pistoletto amante e studioso dei fenomeni ottici ma anche della musica, che ispira l’ultima installazione: “Io, Tu e Noi” torna il simbolismo del ‘Terzo Paradiso’ declinato in una successione di piatti che i visitatori possono suonare. L’opera d’arte prende vita, acquista valore con la partecipazione di ognuno di noi e risuona musicalmente come fonte e mezzo di libertà espressiva.