Le devastazioni che abbiamo operato sulla natura hanno conseguenze drammatiche, sotto i nostri occhi quotidianamente (in questi giorni in Emilia Romagna).
È un esercizio della volontà cercare di non sprofondare nel pessimismo e conforta che un artista tra i maggiori della contemporaneità produca una riflessione aperta sul futuro, su quel “Terzo paradiso” che starebbe a noi creare sulla terra se solo ci affidassimo al potere salvifico di quella creatività che è la ragione d’essere dell’arte ma che tutte e tutti possiamo mettere in campo per un agire collettivamente indirizzato.
Forse non è un caso che tra un mese avrà novant’anni, a conferma che vitalità non fa necessariamente rima con giovinezza e che lo sguardo sul futuro è più lucido se si ha un rapporto dialiettico con il passato.
Stiamo parlando di Michelangelo Pistoletto uno dei protagonisti, negli anni ‘60 del ‘900, della cosiddetta “Arte povera”. Il Chiostro del Bramante gli dedica una grande retrospettiva, intitolata “Infinity”, sulla suggestione di quel simbolo dell’infinito, quella sorta di “otto” che ingloba un altro cerchio, il principio della creazione, che è il logo della mostra.
A cura di Danilo Eccher, è una mostra “esperienziale” che invita a un viaggio attraverso le opere prodotte dal maestro di Biella dal 1962 al 2023. Percorso affascinante tra le sue opere-simbolo, quelle degli anni Sessanta (quadri specchianti,Venere degli Stracci, Labirinto,) dei Settanta con L’Etrusco fino ai Duemila con Love Difference–Mar Mediterraneo e Neon, e infine, appunto, il Terzo Paradiso.
- A cura di: Maria Stella Bottai