Artena, Montefortino fino al 1873, arroccata su uno sperone roccioso dei monti Lepini, proprio sotto alla Civita antica, è il classico borgo ‘da cartolina’ con un singolare record: ha il centro storico non carrozzabile più esteso d’Europa. Un primato forse folkloristico, ma sono molte le vicende della storia antica e moderna, che hanno dato a questa bella cittadina un ruolo da protagonista.
In un percorso decisamente in salita, abbiamo oltrepassato l’Arco Borghese, vero e proprio monumento trionfale che Scipione Borghese fece erigere sotto la piazza principale. Federica Di Folco ci ha qui raccontato un curioso aneddoto: Scipione dovette subire le critiche di suo zio, papa Paolo V, che nella visita del 1615 a Montefortino trovò difficoltà a giungere con la carrozza nella pubblica piazza, non riuscendo a superare la curva a gomito che ne garantiva l’accesso se non con svariate manovre. Si narra che dopo l’increscioso episodio, il papa si fermò solo due giorni e durante quei due giorni… piovve ininterrottamente.
Tra stradine lastricate di pietra calcarea, tra piccoli orti, terrazzini e balconi curati e pieni di fiori, abbiamo poi raggiunto la chiesa di Santo Stefano, testimonianza concreta di un drammatico episodio legato alla guerra “del sale” fra Carlo V e papa Paolo IV Carafa: l’edificio fu incendiato nel 1557 mentre accoglieva donne e bambini che avevano pensato di rifugiarvisi per sfuggire alla furia devastatrice delle truppe pontificie. Molte e molti perirono nell’incendio appiccato alla chiesa: uno dei tanti momenti di distruzione dai quali Artena ha saputo risollevarsi con tenacia. Del resto il suo motto è “Ex cinere resurgo”. Fu grazie alla pia devozione di Camilla Orsini che la chiesa venne restaurata ed è giunta ai nostri giorni.
I Borghese, che subentrarono ai Colonna e agli Orsini, seppero imporre il loro marchio alla città con la ristrutturazione del Palazzo, la costruzione del Palazzetto del Governatore e il rifacimento di diverse chiese, tra le quali Santa Croce, in una singolare posizione di sguincio e riconoscibile da lontano per i suoi due campanili a torre quadrata. Nella sagrestia si può ammirare un’ Ultima Cena ad affresco del pittore locale Orazio Zecca.
Leonardo, giovane archeologo del luogo, ci ha infine accompagnate/i all’interno del Museo intitolato a Roger Lambrechts, etruscologo belga che scavò nel Piano della Civita. La struttura raccoglie diversi materiali e reperti di epoca pre-romana, in particolare resti di pozzi-cisterna a pianta circolare in pietrame calcareo e con una guaina di argilla a garantirne l’impermeabilità, oltre a raffinati manufatti ceramici che testimoniano la vocazione commerciale di Artena, crocevia di scambi per la sua posizione sopra la valle del Sacco, presso le trafficate vie Prenestina e Latina.
Un ringraziamento particolare, oltre al quasi scontato apprezzamento per la nostra bravissima Federica che ad Artena ha dedicato un libro di recente pubblicato, va ai rappresentanti dell’associazionismo locale che ci hanno accolti con grande cortesia, invitandoci a tornare presto perché molto altro ci sarebbe ancora da vedere e da raccontare…
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