Il titolo della mostra, che intende celebrare i quattrocento anni dall’elezione di Urbano VIII Barberini, allude alla frase con cui Galileo Galilei salutava proprio quell’elezione, avvenuta nell’agosto 1623.
Non potrebbe esserci una sede migliore non solo per illustrare quello che fu il periodo di consacrazione del Barocco come linguaggio delle arti, a gloria della famiglia Barberini, del papato e del governo della Chiesa: interpreti straordinari ne furono gli artisti di cui i Barberini si circondarono, su tutti Gian Lorenzo Bernini. Ma anche perché il magnifico palazzo, sede di una parte della Galleria Nazionale d’arte antica, ha una peculiarità: non contiene la collezione Barberini, andata dispersa negli anni ’30 nel ‘900.
La direzione del museo ha felicemente colto l’occasione per chiedere e ottenere prestiti importanti e prestigiosi, ad esempio la Santa Caterina di Caravaggio da Madrid e la straordinaria Morte di Germanico di Poussin, che non ha mai lasciato il museo di Minneapolis da quando vi è approdata.
- A cura di: Federica Di Folco