Fa sempre piacere tornare alla Galleria Borghese: poco tempo dopo aver visitato la mostra “Guido Reni – Il sacro e la natura” siamo ritornati per un’altra declinazione della natura a partire da un’opera del più grande pittore veneziano. La mostra si intitola infatti “Tiziano – Dialoghi di Natura e di Amore” e ruota intorno al prestito del dipinto “Ninfa e pastore” da parte del Kunsthistorisches Museum di Vienna, opera realizzata dal maestro veneto negli ultimi anni della sua vita.
La curatrice, Maria Giovanna Sarti, ha inteso collegare alcuni temi cari alla produzione artistica di Tiziano: la Natura, ovvero il paesaggio che fa da sfondo all’operare – spesso affannoso – dell’uomo; l’Amore che è possibile declinare nella forma divina, naturale e matrimoniale; il Tempo, che regola la vita dell’uomo e ne condiziona le azioni.
Un’unica sala della Galleria espone quindi 4 opere in un dialogo visivo e concettuale.
“Amor sacro e Amor profano“, opera giovanile di Tiziano, è una accertata allegoria dell’amore coniugale. Ricca di elementi simbolici, è stata oggetto di interpretazioni sia letterarie che filosofiche e si può ormai affermare che le due fanciulle, di assoluta somiglianza, sono un’allusione ai due aspetti del matrimonio: quello sessuale, legato alla sfera privata, e quello che riguarda il decoro e la pudicizia dell’immagine pubblica della sposa.
“Venere che benda Amore” è invece opera del Tiziano più maturo ma non meno complessa nella sua interpretazione simbolica. Quella più accreditata identifica i due cupidi in Eros e Anteros (l’Amore passionale, cieco, e l’Amore divino, razionale e sublime), in cui la presenza di Venere ha il ruolo di protettrice della felicità matrimoniale.
In “Le tre età dell’uomo“, presente in mostra in una copia del Sassoferrato, è rappresentato un altro tema classico della produzione artistica di Tiziano: il tempo della vita dell’uomo che scorre dalla fanciullezza (con i due putti vegliati da Amore) alla maturità (con i due personaggi innamorati), per terminare nella figura dell’anziano che riflette sui grandi temi dell’esistenza osservando e soppesando dei teschi. Un ciclo continuo, ineludible e sempre uguale a se stesso.
Infine, “Ninfa e Pastore“, il prestito viennese, anch’esso inerente alla produzione tarda di Tiziano. I protagonisti della scena non sono univocamente individuati, rappresentano un gioco d’amore venato di malinconia, forse simbolico di un periodo storico (l’Umanesimo) che l’artista vedeva al tramonto. Le pennellate grasse, sfatte, e i colori resi a macchia sono prefigurazioni delle avanguardie pittoriche, a testimonianza, se ce ne fosse bisogno, della grandezza di Tiziano.
La nostra guida Federica Di Folco ci ha accompagnato in questo viaggio nella ‘grande pittura’ considerandone e facendocene comprendere i tanti risvolti filosofici e storici, non disdegnando naturalmente di soffermarsi su altre opere incontrate lungo il percorso, fra cui gli straordinari gruppi scultorei berniniani.
Come si sa, la Galleria Borghese non consente di passare oltre senza rimpianti…