Ci siamo dati appuntamento sotto all’obelisco di piazza Giovanni Paolo II per la visita alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Purtroppo un concomitante (e affollatissimo) evento religioso ne ha modificato piuttosto pesantemente il percorso che Rossella Faraglia, la nostra guida, ha arricchito di riferimenti a quegli eventi storici relativi alla sua fondazione, di cui ancora si discute la reale attendibilità, risultando quasi tutti leggendari i fatti principali.
Partiamo dalle “nozioni scolastiche”: nel 312 Costantino sconfisse Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, divenendo unico imperatore. La notte prima dello scontro campale un angelo gli sarebbe apparso in sogno mentre portava una croce segnata con la famosa frase “in hoc signo vinces” – sotto questo segno vincerai. Il futuro imperatore avrebbe fatto allora dipingere sugli scudi dei propri soldati la croce, che fu viatico per la vittoria. Al netto delle leggende, sicuramente Costantino (ma Galerio lo aveva fatto prima di lui) riconobbe al cristianesimo libertà di culto, e contestualmente donò a Papa Milziade dei terreni per edificare un edificio di culto a ringraziamento dell’evento. Terreni già di pertinenza pubblica.
Un corposo recente saggio dello storico Alessandro Barbero ha rivisitato la carriera politica dell’imperatore confutando tra l’altro la veridicità dei fatti riguardanti il rapporto di Costantino con gli edifici cristiani: non è affatto certo, ad esempio, che sia stato lui in persona ad aver presieduto alla consacrazione della basilica lateranense. Rossella ci ha ricordato insomma come i contorni della figura di Costantino rimangano comunque sfocati se non frammentati, a fronte di una solida fortuna ideologica, basata sulla e giustificata dalla famosa “donazione”, un documento con cui concedeva a papa Silvestro i privilegi e le ricchezze temporali della parte occidentale dell’impero. Ironia delle sorte, fu proprio un canonico lateranense, Lorenzo Valla, a metà ‘400, a smascherare quello che in realtà era un falso dell’VIII secolo.
La sede papale, che si costituì intorno alla basilica nel corso dei lunghi secoli che precedettero l’intervento di radicale trasformazione di Sisto V alla fine del ‘500, fu un complesso di grande varietà e ricchezza: il cosiddetto Patriarchio, le cui reliquie sono oggi solamente il Sancta Sanctorum e il bellissimo chiostro dei Vassalletto, degli anni ‘30 del Duecento, in cui abbiamo passato buona parte della nostra visita. Eleganti arcate e colonnine di fogge varie, trabeazione di grande finezza con elementi vegetali, articolata da un fregio all’antica abbinato a fasce a mosaico, elementi tipici del vocabolario artistico del basso medioevo che qui però – e non è cosa da poco – fa a meno del riuso. Nel chiostro sono inoltre conservate sculture, epigrafi e parti di sepolture fra cui quella di Riccardo Annibaldi, notaio papale che ebbe l’onore di vedere realizzata l’eterna dimora da un artista del calibro di Arnolfo di Cambio.
La basilica che vediamo oggi è figlia della ristrutturazione di Francesco Borromini in occasione del giubileo del 1650. Siamo riusciti a dare un rapido sguardo anche al mosaico absidale di fine ‘200 di Jacopo Torriti (purtroppo in gran parte rifatto nell’’800 quando si demolì l’abside medievale) ma l’impossibilità di una approfondita visita causa l’affollato evento ci rimanda ad un futuro nuovo incontro, magari associando il Battistero ad un nuovo percorso in basilica.