Appuntamento a pochi passi dal Pantheon per visitare una delle chiese più rappresentative della città, come dimostra la presenza di tanti turisti che di buon mattino ne attendono l’apertura.
Davanti alla Basilica di Santa Maria Sopra Minerva, nell’omonima piazza, si eleva un obelisco egizio per il quale il Bernini ideò un iconico basamento con elefantino, detto dai romani il “Pulcino” della Minerva. Ci troviamo in un’area che aveva ospitato diversi edifici di culto dedicati a Iside, Serapide e, appunto, a Minerva Calcidica. Queste sono le coordinate iniziali tracciate dalla nostra guida Sonia Bozzi prima di entrare nella chiesa. Spesso viene ripetuto che l’edificio è l’unica costruzione gotica a Roma. In realtà quello che si offre ai nostri nostri occhi è il risultato di un restauro del 1850 circa, una sorta di falso che imita le forme di un gotico temperato.
Purtroppo le transenne lungo la navata permettono una visione limitata delle cappelle laterali, ma abbiamo comunque potuto ammirare la preziosa Annunciazione di Antoniazzo Romano che, sebbene risalga all’inizio del ‘500, ha chiari rimandi iconografici tardo medievali: su un delicato fondo oro l’arcangelo Gabriele appare alla Vergine intenta alla consegna della dote per le fanciulle povere presentate dal cardinale spagnolo Juan de Torquemada, zio di Tomás, temuto inquisitore domenicano, che aveva istituito nella chiesa una confraternita dell’Annunziata proprio a tale scopo.
Senza transenne, per fortuna, la Cappella Carafa, principale oggetto della nostra visita, che venne affrescata da Filippino Lippi alla fine del ‘400 su commissione del cardinale Oliviero Carafa, strettamente legato all’ordine dei domenicani. Protagonista è San Tommaso d’Aquino, dal quale Oliviero vantava di essere discendente.
Giorgio Vasari ci ha lasciato testimonianza delle lettere fra il pittore e il banchiere di Firenze Filippo Strozzi nelle quali Filippino raccontava al suo mecenate fiorentino le vicende della cappella per il cardinal Carafa. Il cardinale era ricchissimo e pagò duemila ducati d’oro, senza le spese per i garzoni e per gli azzurri: una cifra inaudita e coerente con il fatto che, contrariamente a quanto avviene a Torquemada nel dipinto di Antoniazzo, qui le dimensioni del cardinale, presentato alla Vergine da San Tommaso d’Aquino, sono pari a quelle dei personaggi sacri. La parete sinistra della cappella, in cui era affrescato il combattimento tra le Virtù e i Vizi, è stata poi occupata dal monumento funebre di Paolo IV Carafa, papa famigerato per la sua intransigenza e intolleranza dottrinaria.
In questa splendida chiesa domenicana ha anche lasciato testimonianza Michelangelo con la statua del Cristo Risorto’ e qui hanno trovato ultima dimora personaggi del calibro di Caterina da Siena e Beato Angelico.
Da ultimo, la commovente tomba all’antica di Andrea Bregno, priva di qualsiasi riferimento alla religione, con l’effigie dello scultore-architetto che ricalca esempi classici.
Ringraziamo Sonia per averci compendiato in un racconto quanto mai interessante e coerente diverse vicende storiche e artistiche, mettendo in evidenza punti di rottura e continuità nella rappresentazione che i committenti, laici ed ecclesiastici hanno scelto di dare di sé.