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Foto della Visita alla Mostra “Fidia” ai Musei Capitolini – 18 Febbraio 2024

Nel 1881 Rodin vide i marmi del Partenone al British Museum di Londra, quando aveva quarant’anni. Li aveva studiati su foto e su copie in gesso, ma vederli fece nascere in lui un amore impareggiabile, condensato nella celebre frase “nessuno supererà mai Fidia“.

I curatori della mostra ai Musei Capitolini hanno scelto proprio un’opera “greca” di Rodin come inizio del percorso: una testa di Atena sulla quale campeggia un tempio, immediatamente riconoscibile come il Partenone.

Accompagnati dalla nostra guida Sara Millozzi, abbiamo avvicinato Fidia nel suo contesto storico, socio-politico e, naturalmente, artistico. In mostra sono presenti testimonianze storiche e letterarie delle sue commissioni pubbliche che ci rivelano, da un lato quanto il loro numero fosse ragguardevole, dall’altro ci indicano quanto è andato perduto e dimenticato. Del suo lavoro oggi rimane ben poco e, come per tanta parte del patrimonio antico, si è parlato di “archeologia delle assenze”, esattamente come accade per la letteratura, la poesia…

Tra le opere, una testa, suo presunto ritratto, ha consentito di analizzare la differenza fra la ritrattistica romana (tendenzialmente fisiognomica) e quella greca, più orientata all’idealizzazione e all’ethos del personaggio. Lì vicino, un frammento commovente, una brocchetta a vernice nera, rinvenuta negli scavi della cosiddetta officina di Fidia a Olimpia, che reca sul fondo la scritta in greco “sono di Fidia”.

Opere di Fidia furono i due colossi dell’Athena Parthenos e dello Zeus di Olimpia, la prima, di tale importanza fondativa per la città di Atene appena assurta al dominio dei popoli greci, che le vertiginose e inedite dimensioni del Partenone sono dovute proprio al fatto di dover contenere una statua siffatta: alta dodici metri, letteralmente vestita d’oro. Il secondo, semplicemente una delle sette meraviglie del mondo. In mostra c’è una replica di marmo dello scudo della Parthenos su cui, si dice, sono ritratti Pericle e lo stesso Fidia.

L’Athena Promachos era una colossale statua in bronzo posta tra i Propilei, una sorta di biglietto da visita (e di monito) per chi arrivava ad Atene dal mare. Sulla stessa Acropoli si poteva anche ammirare una statua definita da Pausania “la più bella“: l’Athena Lemnia, dedicata alla madre patria dai coloni di Lemnos. In mostra c’è una bellissima replica antica della testa, dal Museo archeologico di Bologna, opportunamente posta nella stessa sala della replica moderna dell’intero, in gesso color bronzo. La fama di Fidia è però legata soprattutto al Partenone, l’emblema della grecità classica. Sorto per custodire il tesoro della lega delio-attica, il tempio è protagonista di travagliate vicende storiche e politiche. Irrimediabilmente danneggiato dal bombardamento del capitano veneziano Francesco Morosini durante la guerra contro gli ottomani nel 1687, grazie al vivido racconto di Sara, alle ricostruzioni digitali, ai disegni d’epoca e ad alcuni frammenti dei fregi presenti in mostra, siamo riusciti a comprenderne lo statuto di opera iconica ed unica.

Sara ha concluso l’affascinante illlustrazione di una mostra bella e complessa ricordando che una delle possibili definizioni di genio è la capacità di comprendere e condensare nella propria opera i raggiungimenti del proprio tempo, ad un livello altissimo di qualità. Fidia lo è stato, senza alcun dubbio.

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