Il nostro tour tra le chiese del III° millennio ha fatto ieri tappa al Complesso parrocchiale San Pio da Pietrelcina, al quartiere Giardino di Roma, nei pressi di Acilia.
Il progetto dello Studio Architettura Anselmi & Associati comprende la chiesa, gli uffici parrocchiali, la canonica, ecc., ed è stato voluto dal vicariato di Roma in occasione del giubileo del 2000. Si decise allora di far erigere diversi nuovi edifici di culto, anche se spesso i tempi si sono allungati: qui la chiesa è stata consacrata solo nel 2010.
Circondata da preesistenti palazzine condominiali piuttosto anonime, essa si integra nel contesto urbano con buona armonia, il suo andamento orizzontale non la fa emergere come un corpo separato e se ne può apprezzare la forma solo curvando all’interno dello spazio del sagrato, che funziona come una vera e propria piazza.
La combinazione di linee paraboloidi ha un evidente rimando teologico: la facciata con tre arcate irregolari si raccorda con l’unica arcata posteriore della zona absidale, chiaro riferimento al Dio uno e trino.
Anche la copertura unica a due travi principali in acciaio, di cui una tripartita, richiama il suddetto dogma di fede. Del tutto particolare, e in un certo senso spiazzante, è apparso il rivestimento a piastrelle di gres acquamarina su malta cementizia poste in opera in modo non omogeneo: un gioco di incastri polimorfici che dona una sorta di fluidità visiva nei riflessi della luce.
A fronte del susseguirsi di elementi curvilinei in facciata, sul retro, una pensilina rettilinea raccorda edificio di culto e campanile, essenziale nei suoi 18 metri di altezza.
L’interno è un grande ambiente unico, dall’inaspettata forma rettangolare, dove battistero, presbiterio e cappella per le funzioni feriali si dispongono senza una gerarchia spaziale.
Anche il portone di ingresso non assiale verso l’altare identifica una visione architettonica piuttosto originale, per certi versi eterodossa.
Riassumendo tutto è alla portata della vista del fedele ad eccezione del coro, unico elemento rialzato.
E proprio nei pressi del coro c’è una nota stonata: le infiltrazioni d’acqua che provengono dalla copertura del soffitto in carton gesso e che hanno causato danni notevoli, non ancora sanati.
Uscendo non si può fare a meno di notare un piccolo giardino di ulivi, invito a una dimensione di meditazione che ognuno può coniugare secondo le proprie inclinazioni…
Alberto Coppo ci ha accompagnato con consueta sapienza in questo percorso dove architettura e teologia presentano elementi di contatto e osmosi.