In Palazzo Altemps ci sono “storie di culture e storie di donne”: il direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphane Verger, vede in ciò un legame tra la storia del circolo Bloomsbury, delle sue figure anticonvenzionali, e le storie di donne eccellenti e coraggiose del passato che nel palazzo abitarono, da Caterina Sforza a Cornelia Altemps Orsini… Non sapremmo dire se ciò sia sufficiente ma di certo fosse anche solo avere l’opportunità di visitare questo magnifico museo, la mostra sul Circolo cui appartennero Virginia e Vanessa Stephen (poi, rispettivamente, Woolf e Bell), merita di essere attraversata.
Non furono rivoluzionari, i Bloomsbury, ma di certo la loro visione della vita, dell’arte e della cultura, coraggiosamente anticonformista, incise profondamente sulla nostra modernità, forse più di movimenti rivoluzionari e di avanguardia. Virginia e Leonard Woolf, con la casa editrice Hogarth da loro fondata, indirizzarono le scelte letterarie del gruppo (pubblicarono le “Poesie” di T.S. Eliot, nonché traduzioni dal russo di Tolstoj, Dostoevskj, Gorkj e, last but not least, scritti di Freud…) e sono in mostra molti libri da loro curati. Però – come Matteo Piccioni ha molto bene delineato – forse le figure fondamentali sono da considerare Roger Fry, la cui intuizione critica centrata sulla figura-snodo di Cézanne, e il conio del termine post-impressionismo, sono stati di importanza cruciale per la storia dell’arte, e John Maynard Keynes, il teorico del capitalismo “sociale”. A noi, abituati al capitalismo predatorio di questi decenni, sembra quasi incredibile, ma in quel gruppo si teorizzava una felicità “sociale”, e non a caso la curatrice della mostra, Nadia Fusini, riprende da Shakespeare il motto: “Society is the happiness of life” – stare insieme è la felicità della vita – e lo dedica a Virginia Woolf e a chi con lei aveva ideato un progetto di vicinanza in cui condividere gioie e dolori.
Una galleria di ritratti, molti dalla National Portrait Gallery di Londra, dalle risoluzioni formali molto varie, dei tanti protagonisti della vicenda umana e professionale del circolo, Fry, Keynes, Duncan Grant, Lytton Strachey, e gli oggetti degli Omega Workshops: un atelier fondato da Roger Fry nel 1913 in cui gli artisti creano in modo anonimo, oggetti belli e sobri, per allietare la vita quotidiana anche delle persone comuni.
La Grande Guerra spezzerà anche questo sogno.