La visita di ieri, la prima con avvisaglie di temperature autunnali, ci ha fatto scoprire la chiesa di Dio Padre Misericordioso al quartiere Tor Tre Teste.
Faceva parte del progetto delle 50 chiese per il Giubileo 2000, molte delle quali non furono realizzate. Questa invece ha subito “solo” notevoli ritardi nell’effettiva realizzazione. Fortemente voluta da Giovanni Paolo II, oltre che come simbolo e memoria del giubileo, anche come rimando materiale alla sua enciclica dedicata proprio alla Misericordia. La posa della prima pietra è del 1998, ma la chiesa venne inaugurata solo alla fine del 2003.
Vincitore del concorso era stato l’architetto Richard Meier, la cui fama si deve nella Capitale alla sua opera successiva, la discussa “teca” dell’Ara Pacis, del 2006.
Alberto Coppo ci ha fatto luce con la consueta competenza sugli elementi squisitamente architetturali e la sottesa simbologia delle trame articolate della costruzione, delle sue sfide, delle sue innovazioni tecniche. Le prime a balzare all’occhio sono le tre maestose “vele” autoportanti grazie a una rete di cavi d’acciaio che collega i pannelli prefabbricati, ‘conci’ del peso ciascuno di 12 tonnellate. Per porre in opera tali pannelli venne realizzata una gru specializzata della cui complessità si può avere un’idea da alcune foto di cantiere, in un’ambiente interno che conserva anche un utile plastico dell’edifico.
Abbiamo inoltre osservato che il passare del tempo non sembra “sporcare” il bianco candore del rivestimento: il cemento brevettato dalla Italcementi contiene particelle di foto-catalizzatori che ossidano gli agenti inquinanti fino a farli diventare anidride carbonica, neutralizzandoli.
Le tre vele simboleggiano la Trinità e, formidabile guscio esterno, all’interno avvolgono e proteggono coloro che si trovano nell’aula assembleare. Questo grande ambiente presenta una divisione dello spazio fluida: la cappella della funzioni feriali, il piccolo battistero e le salette dei confessionali. Dietro la parete nord, la parte adibita all’uso della parrocchia.
Anche la luce, elemento fondamentale oltre alla scelta del colore bianco, è studiata attentamente dall’architetto: non entra mai direttamente nell’edificio ma è schermata dai diversi elementi strutturali e dalla posizione est-ovest delle numerosissime vetrate che costituiscono anche il “tetto” della grande sala.
Meier presentò l’opera al Papa con l’auspicio che «Le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo». Un auspicio che suona decisamente strano oggi, in un periodo di acque particolarmente agitate e di navigazione in tempesta.
Per fortuna centinaia di persone erano per le strade di Roma nel pomeriggio di ieri per una delle più grandi manifestazioni per la pace e il disarmo.
P.S. Se guardate bene la sequenza di foto c’è un pallone che passa di mano…