Una assai calda giornata primaverile ci ha accompagnato nella nostra visita a Villa Adriana, fastosa residenza suburbana voluta dall’omonimo imperatore.
Riporta a tale proposito un brano della “Historia Augusta”: «Fece costruire con eccezionale sfarzo una villa a Tivoli dove erano riprodotti con i loro nomi i luoghi più celebri delle province dell’impero, come il Liceo, l’Accademia, il Pritaneo, la città di Canopo, il Pecile e la valle di Tempe; e per non tralasciare proprio nulla, vi aveva fatto raffigurare anche gli inferi.»
Le nostre guide Filippo e Sara si sono alternate nel racconto delle vicende storiche e archeologiche del complesso degli edifici, restituendone l’originalità dell’impianto intorno a un primitivo nucleo appartenuto a Vibia Sabina, la moglie di Adriano, e l’estrema varietà e perizia delle tecniche costruttive.
Anzitutto, i motivi della scelta del luogo: ricco di acqua, facilmente raggiungibile attraverso il fiume Aniene, con una notevole presenza di materiale edilizio come tufo, pozzolana e travertino.
Tutti fattori importanti ma probabilmente non determinanti quanto la passione di Adriano per l’architettura, sebbene le sue competenze non andavano probabilmente di pari passo, come ci ricorda la vicenda fatale di Apollodoro di Damasco …
L’inizio è sempre memorabile, ad ogni visita. Si viene accolti dal Pecile che simboleggia e ricostruisce la Stoà Poikìle di Atene, il grande portico all’ombra del quale si poteva discutere di questioni politiche o filosofiche, allietati dalla visione delle opere pittoriche di autori eccelsi, come Polignoto di Taso. Impressionanti le sostruzioni che innalzavano il bacino d’acqua circondato dal portico dove l’imperatore era solito passeggiare dopo pranzo per 3 km, dietro indicazione medica di buona salute.
Di seguito abbiamo visitato la Sala absidata detta dei Filosofi, probabilmente per la sua funzione di biblioteca (anche se la destinazione è tuttora incerta), ricoperta di porfido rosso, materiale-simbolo dell’imperatore.
Da lì, pochi passi ci hanno condotto al Teatro Marittimo, l’ambiente privato per le riflessioni poetiche e filosofiche dell’imperatore: atrio, portico, giardino e un piccolo complesso termale sicuramente erano concilianti al fine prescelto…
Infine il Canopo, evocativo di un tratto del fiume Nilo che congiungeva Alessandria con l’omonima città. Attorno alla piscina correva un elegante colonnato con copie di famose statue greche rivolte verso lo specchio d’acqua a creare un incantevole riflesso, delizia per gli ospiti dell’imperatore intenti a degustare pietanze sui triclini.
Qua e là Fiippo e Sara hanno inoltre posto l’attenzione su aspetti minori ma che testimoniano la grande perizia dei costruttori romani: ad esempio le tubature di terracotta intatte dopo tanti secoli, con i perfetti incastri maschio-femmina di vitruviana memoria.
Un connubio fra bellezza e praticità di cui Adriano, pur con i suoi difetti e ambiguità, è stato degnissimo rappresentante.