Il Museo dei Fori imperiali ai Mercati traianei è un museo didattico nel vero senso della parola, e meno male! Nel senso che si entra e quando si esce si sa un po’ di più di quello che c’è intorno, e cioè di una parte cospicua della storia di Roma nei suoi monumenti pubblici di epoca imperiale (e post).
La grande aula all’ingresso ci racconta una fase nell’uso della volta, quell’elemento architettonico che così efficacemente rappresenta – insieme all’arco – l’architettura romana. Sono volte a crociera sapientemente sostenute dagli archi di scarico e dalle volte a botte degli ambienti sottostanti. Intanto, sulla parete, il consueto binomio cromatico tra il bruno laterizio delle pareti e il bianco sporco del travertino per le mensole, gli stipiti e gli architravi. Tutto legato alla funzione ma tutto con valore estetico…
Le aule minori, ortogonali alla grande aula, sono precisamente dedicate a ciascun “foro” imperiale: da quello di Cesare, con le sue novità viste non proprio di buon occhio (la Curia spostata e in un certo senso ridotta a dépendance del tempio dinastico…), a quello di Augusto con una decorazione architettonica di grande novità e con sculture a impatto ideologico fortissimo, per quanto astutamente celato, a quelli della Pace, con il suo mega-giardino, all’innovativo Transitorio (o di Nerva) con le sue trabeazioni in risalto, fino all’enorme Foro di Traiano di cui i cosiddetti Mercati (probabilmente uffici) sono parte integrante.
Audacissimo nell’impianto che sacrifica una fetta del Quirinale (tagliato per l’altezza indicata dalla famosa Colonna) e dai marmi preziosi.
La passeggiata sulla terrazza con la vista incomparabile che offre, in una giornata come oggi con i turisti abbondanti ma lontani come formichine, è stata il più che degno finale per questa vera e propria lezione en plein air che ci ha regalato Emanuele Gallotta con la leggerezza e profondità di sempre.