In un’assolata giornata di inizio primavera siamo andati alla ricerca di un quartiere romano, Montesacro, che conserva ancora oggi una sua precisa identità.
Certo, dal 1920 le trasformazioni sono state numerose: i villini inizialmente distesi sulle due colline oltre il fiume e parte caratteristica di Città Giardino Aniene, sono ormai in minoranza, sopraffatti dalle numerose palazzine che li hanno in buona parte sostituiti e circondati.
Per fortuna le strade si muovono sinuose regalando diversi scorci interessanti, e in alcuni casi concedendo un po’ di riposo e pace al di là delle arterie ad alto scorrimento dove la vita urbana si fa frenetica e concitata.
Il nostro peregrinare parte da piazza Sempione, luogo caratterizzato dal dialogo dei diversi edifici che, pur nella loro diversità, circoscrivono il centro del quartiere senza chiuderlo del tutto: dal palazzo civico alla chiesa, passando per i blocchi abitativi, tutto sembra in armonia e accoglie senza esitazione, in una dimensione un po’ paesana, il visitatore che arriva dalla Nomentana.
Passando tra i diversi ponti che superano l’Aniene fino ai luoghi di Menenio Agrippa prima e Simon Bolivar poi, ci addentriamo nella parte alta avendo modo di osservare i caseggiati dell’ICP che ancora nascondono al loro interno spazi semipubblici di pace e di convivialità.
Il cammino prosegue verso la parte alta di Montesacro dove sono presenti il mercato coperto, da poco restituito alla collettività, e l’Ex GIL di Minnucci che dai fasti degli anni Trenta ha subito un progressivo e inesorabile declino: il suo frazionamento in diverse funzioni (poste, scuola, palestre ed altro ancora) non permette un riconoscimento immediato ma, come il resto del quartiere, si apprezza attraverso un’osservazione attenta e senza fretta.
Al ritorno ci perdiamo tra i villini sopravvissuti e i glicini in fiore. Il tempo di sostare di fronte alla casa di Ennio Flaiano e siamo già su viale Adriatico.
Un’ultima svolta e attraversiamo uno degli archi di passaggio che ci riporta in piazza Sempione.