La mostra “A due”, allestita da SIC12 Art Studio ci ha consentito di entrare in contatto con l’Art Brut, una definizione proposta negli anni ’40 del secolo scorso da Jean Dubuffet.
Brut rimanda a qualcosa di grezzo, di non definito da un modello di riferimento accademico o da un’evoluzione artistica.
Il curatore e collezionista Gustavo Giacosa ci ha accompagnato in questo interessantissimo viaggio attraverso opere di artisti ognuno con un vissuto di disturbi psichici più o meno rilevanti, il cui fare artistico non è consapevole di sé ma è l’esteriorizzazione di quel vissuto drammatico, doloroso.
Filo conduttore dell’esposizione è il ‘due’, numero solo apparentemente di facile lettura simbolica.
Due come dualità declinabile in varie accezioni: il rapporto di coppia simbiotico o l’alter ego, la visione allo specchio… la ricerca di un proprio ‘mondo perfetto’ che diventa utopia, l’aspirazione a una impossibile metamorfosi.
Presente molto spesso una commistione fra disegno a scrittura, con la seconda che rafforza, dà voce alle emozioni che l’artista vuole esprimere visivamente.
I supporti sono sempre poveri, quelli più a portata di mano, i colori quasi solo primari a conferma di una spontaneità non preordinata del gesto.
Grazie a Gustavo Giacosa per avere con cortesia e profondo coinvolgimento illustrato e proposto questo universo creativamente interessante, dolente e profondamente umano.