La passeggiata lungo via Nazionale è stata l’occasione per ripercorrere un tratto della storia di Roma, oltre che per precisare dal vivo alcuni spunti delle nostre lezioni sulla storia dell’urbanistica romana.
Il lento declinare del pendio stradale, da piazza della Repubblica alla Villa Aldobrandini, ne ha scandito il progressivo mutare nei secoli, in un percorso perfettamente cronologico.
Partiti nelle vicinanze delle terme di Diocleziano, le più maestose della Roma antica, ci siamo soffermati sulla fontana della Naiadi, scolpita a inizio ‘900 da Mario Rutelli: la nudità esplicita delle ninfe dei fiumi, la lucentezza sensuale dei loro corpi bagnati, furono oggetto di critica in un epoca ancora permeata dal conservatorismo di marca vaticana.
La fontana è il fulcro di piazza della Repubblica, chiamata piazza Esedra fino al 1953 (e dai romani ancora oggi) per la caratteristica forma che ricalca la grande esedra delle Terme, riproposta da Gaetano Koch a fine ‘800 nei due maestosi palazzi porticati.
Via Nazionale riprende il percorso del Vicus Longus lungo la valle di San Vitale, in una zona di campagna che ha visto la predominante presenza di ville suburbane nei secoli precedenti all’Unità d’Italia e alla successiva speculazione edilizia,
La via è scandita da edifici caratteristici sorti in linea con i piani regolatori unitari: l’Hotel Quirinale, primo albergo di concezione moderna della capitale; la chiesa anglicana di S. Paul within the walls che ci siamo riproposti di visitare in una futura visita assieme alla vicina basilica paleocristiana di San Vitale; il palazzo delle Esposizioni di Pio Piacentini, nato come sede di manifestazioni d’arte in competizione con Parigi e che fu oggetto di un dibattito critico relativo allo stile; il teatro Eliseo e infine il palazzo Koch, sede della Banca d’Italia di stile classico rinascimentale ma all’avanguardia negli interni dotati anche dei primi impianti ascensoristici e di condizionamento d’aria.
Matteo Piccioni ci ha guidato nei decenni fondamentali della nascita di Roma capitale a cavallo tra ‘800 e ‘900, collegando la storia ai monumenti e questi alla città, con l’intelligenza e la profondità cui ormai ci ha abituato.