Bella mattina di luce tagliente, ideale per la passeggiata all’EUR.
Stavolta il percorso della passeggiata non è stato “ad anello” come da tradizione: l’EUR con la sua forte ortogonalità si presta di più a un percorso a linee spezzate, e questo abbiamo fatto, lungo rettifili con fondali da scenografia metafisica, notissimi e iconici.
Abbiamo preso le mosse dal celeberrimo Colosseo Quadrato progettato, a seguito della vittoria al concorso del 1937, da Guerrini, La Padula e Romano. Il racconto è stato a due voci convergenti, complementari e – soprattutto – informatissime (Matteo Piccioni per la storia delle Esposizioni Universali e i fatti storico-artistici, e Alberto Coppo per la storia dell’architettura, vista come storia della progettazione architettonica e urbanistica e delle sue concrete realizzazioni).
L’Esposizione Universale (E42) di Roma è la sintesi della Roma mussoliniana, quella che, come recita l’altisonante epigrafe sul Palazzo degli Uffici, avrebbe dovuto dilatarsi fino al Tirreno.
Tutti sappiamo come andarono a finire i sogni di gloria della retorica nazionalista. Nel pensiero del duce/padre della patria il quartiere nato per l’occasione sarebbe poi dovuto diventare il modello di un abitare moderno, servito da strade ampie e perfettamente ortogonali.
L’Esposizione del 1942 non si tenne per via della guerra e alcuni progetti furono portati avanti negli anni successivi ma cambiando notevolmente in corso d’opera rispetto alle idee precedenti.
Il Palazzo degli Uffici, operativo dal ‘39, è stato la nostra seconda tappa. L’architettura di Minnucci si articola in due corpi di fabbrica a L; i riferimenti all’antico, oltre alle strutture classicheggianti più che semplificate (in fondo si era in epoca di architettura razionalista) si notano nelle vasche delle fontane ornamentali (spente), decorate a mosaici bicromi, oggi ridotti malissimo a causa di uno strato spesso di calcio.
Piuttosto interessante, se non altro per la notevole tecnica scultorea, è l’altorilievo con “La storia di Roma attraverso le opere edilizie” dello scultore dei Dioscuri del Colosseo Quadrato, Publio Morbiducci.
Tappa obbligata, in asse perfetto con il Palazzo della Civiltà e del Lavoro, il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, progettato da Adalberto Libera, i cui lavori cominciarono nel 1939 e furono ultimati solo nel 1954. Collocato al termine del Viale della Civiltà del Lavoro, uno dei tre assi trasversali che incrociano ortogonalmente la Via Imperiale, ora via Cristoforo Colombo, l’edificio è interamente (a parte le travi metalliche della crociera) in cemento armato, anche se sapientemente mascherato – come in molti altri edifici – dal rivestimento murale in travertino, che conferisce all’opera quel carattere di monumentalità richiesta dalle direttive fasciste.
L’obelisco dell’attuale Piazza Marconi, un tempo Piazza Imperiale, è opera dello scultore carrarese Arturo Dazzi, iniziato nel ‘39, terminato solo nel ‘59, in tempo per le Olimpiadi del ‘60, altro momento storico di impulso per il quartiere.
Infine, affacciati su Piazza Marconi, gli edifici dei Musei: il Museo della Scienza nel quale è stato poi inserito il Pigorini, e dove dovrebbe essere sistemata parte del Museo d’arte orientale, sul lato opposto, il Museo di Tradizioni popolari e dell’Alto Medioevo. All’esterno, usciti dal portico, su due alti muri, ci sono i mosaici di Prampolini e di Depero. Il primo è in restauro e abbiamo potuto vedere solo quello di Depero, in corrispondenza del Museo della Scienza: “Le professioni e le arti”, del ‘42, legato alle allegorie antiche ma futuristicamente impostato su immagini della modernità.
Dall’altra parte di Piazza dell’Impero doveva avere sede, nell’edificio porticato a due ordini, il Museo dell’arte moderna e antica e il Teatro imperiale, di Moretti, mai realizzato, e al cui posto c’è ora il Grattacielo Italia costruito tra il 1959 e il ‘600 da Mattioni.
Strana sorte: musei preziosi, accentrati in un luogo unico, una visione apparentemente coerente ma che stenta a realizzarsi.
Fine della passeggiata in una piazza oggi deserta e davvero metafisica, davanti al Museo della Civiltà romana, penosamente chiuso dal 2017 per lavori di riqualificazione, con il suo portico estesissimo, le sue pareti cieche in tufo e i grandiosi accessi laterali. Architetti: Aschieri, Bernardini, Pascoletti, Peressutti con l’immancabile supervisione di Piacentini, deus ex machina di tutto l’intervento.