Nessun animale più del gallo è accostato alla luce: il suo canto inconfondibile annuncia da sempre e in ogni cultura il giorno che nasce, il sole che appare, la notte che ci lascia. Il suo legame con la luce e la sua forza positiva è innegabile, tanto da renderlo tradizionalmente un simbolo solare.
Dall’Estremo Oriente all’Africa all’Europa romana prima e cristiana poi, il gallo è attributo comune delle divinità solari, diurne, positive.
In India è attributo della personificazione dell’energia solare, chiamata Skhanda; in Giappone nei giardini dei templi shintoisti galli bellissimi passeggiano liberi; in Cina grazie al suo portamento fiero rappresenta le cinque virtù (le virtù civili, le virtù militari, il coraggio, la bontà e la fiducia).
Nella cultura occidentale il gallo è attributo di varie divinità, tutte in qualche modo ricollegabili alla luce, alla resurrezione e alla morte.
Lo si accosta ad Apollo, la divinità figlia di Giove che guida il carro del Sole che ogni giorno attraversa il cielo. Lo si accosta al figlio dello stesso Apollo, Asclepio, il dio della medicina che cura e guarisce, cui ritualmente si sacrificava un gallo. Il gallo era anche attributo di Attis, la divinità frigia morta e resuscitata per volere di Cibele.
Questo continuo flusso tra la morte e la vita attribuito al gallo gli ha dato il ruolo di psicopompo, cioè di guida delle anime dei defunti: è in questa veste che infine si associa a Mercurio-Hermes, il messaggero degli dèi che può frequentare gli inferi facendone ritorno.
Il gallo ha anche una forte valenza cristologica, proprio per il simbolismo solare della luce e della rinascita/resurrezione. Già nell’Antico Testamento al gallo si riconosceva la facoltà della preveggenza, poiché come l’ibis annunciava con precisione le inondazioni del Nilo, il gallo avvisava dell’arrivo del giorno. Tutta la dottrina cristiana lo considera simbolo del potere della luce di scacciare le tenebre e le malvagità a loro connesse.
Quindi, esattamente come Cristo, annuncia. Cristo annuncia la sconfitta del peccato e la salvezza delle anime, il gallo la fine della notte e la nascita del giorno. Nella sua doppia funzione di simbolo della ciclicità della vita naturale e della resurrezione di Cristo, lo si trova sui campanili o sui tetti delle chiese: molto famoso quello sul campanile di San Pietro che abbiamo messo in apertura, ora conservato nel Tesoro della Basilica Vaticana.
Il richiamo potente che questo animale fa alla passione e alla resurrezione di Cristo è amplificato dal noto episodio del tradimento di Pietro: Cristo sa che il suo erede designato, la pietra su cui costruirà la sua Chiesa, è ancora un uomo debole, e così lo avverte «Prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte» (Matteo 26, 75). Le numerose rappresentazioni di Gesù bambino o della Sacra Famiglia in cui è presente un gallo giocano dunque sull’ambiguità simbolica di questo animale: prefigurazione della resurrezione ma anche annuncio della futura passione. L’energia potente e positiva del messaggio di salvezza e insieme l’attesa certa della morte: del resto tanti altri simboli della passione accompagnano le rappresentazioni di Gesù da bambino, dalle piccoli croci ai cardellini al corallo.
Infine, una nota di colore: il gioco di parole gallus/Gallia ha fatto sì che questo animale – in epoca recente e senza alcun particolare valore simbolico – diventasse emblema della Francia, grazie anche alla presenza del gallo su alcune antiche monete galliche.