Il termine palazzinaro non è un complimento. Si riferisce a chi pratica costruzione intensiva di edifici privati, a fini speculativi. Ma le “palazzine” nate negli anni ’20, cresciute enormemente negli anni ’30, non hanno molte colpe. Sono abitazioni private, nate per le necessità di decoro della borghesia romana, frutto di una concessione temporanea che – stabilite alcune regole precise – lascia ampio spazio alla libertà degli architetti. Questo fatto e la capacità di spesa dei committenti hanno reso possibile una varietà di esecuzione praticamente illimitata, permettendo a progettisti davvero geniali di sperimentare soluzioni innovative e rigorose. Anche lo sguardo verso la tradizione (necessario atout per una clientela conservatrice) è vario e ricco e produce citazioni o dissimulazioni intelligenti di stili del passato. E dunque, Ugo Luccichenti, il più amato dal gruppo, che ha superato se stesso con la Nave di Via Fratelli Ruspoli, edificio incredibilmente fotogenico, e poi i lavori di De Renzi, di Busiri Vici, Pascoletti … un linguaggio razionalista che guarda all’Europa, a volte con audacie déco … insomma il nostro giro “ad anello”, come da tradizione con Alberto Coppo, tra via Panama, via Salaria, via Bruxelles (proprio lì all’angolo l’incontro con la palazzina geniale e ridotta malissimo dell’ingiustamente dimenticato Venturino Ventura) e ritorno per via Lima è stata un’altra occasione di riscoperta, per molti di scoperta, della storia di Roma e del suo territorio attraverso i suoi edifici. Ma non è finita, per fortuna abbiamo altre due “puntate” alla ricerca della palazzina romana …
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Last modified: Marzo 1, 2021