Una spianata grande quasi cinquecento ettari, in parte paludosa, con al centro un altare di Marte, questo era il Campo Marzio in età arcaica. Qui avvenne la leggendaria “sparizione” di Romolo, asceso in cielo mentre si trovava presso la Palus Caprae. Privatizzato come enorme granaio da Tarquinio il Superbo, con l’avvento della Repubblica divenne di nuovo pubblico: il grano venne falciato e gettato nel Tevere. Era così abbondante che si formò un’isola …Già Pompeo e Cesare erano intervenuti nella zona ma è solo con Augusto che il Campo Marzio assume una veste pienamente monumentale. Agrippa costruisce (su istanza dell’”Augusto” suocero) il Pantheon e sontuose terme, Augusto dotò la città di una meridiana pubblica, il cui gnomone è il grande obelisco di Psammetico II in Piazza Montecitorio. Tutto questo a gloria di sé, visto che l’ombra dello gnomone arrivava dritta dritta sull’Ara Pacis, l’altare dedicato al cultore della pace, il giorno preciso in cui era nato, il 23 settembre. La nostra passeggiata, coraggiosamente guidata dalla sempre bravissima Sara Millozzi nel caos di persone, buche, lavori incompleti e sbarramenti parlamentari, è partita dal Pantheon ed è arrivata all’Ara Pacis, di fronte al Mausoleo di Augusto, più che monumento sepolcrale, sacrario familiare e poi imperiale in senso lato, costruito a partire dalla sconfitta di Marco Antonio, quando cioè Augusto non ha più nessun rivale e comincia l’inarrestabile costruzione dell’immagine di se stesso. Immutabile, per sempre sano e piuttosto bello.
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Last modified: Febbraio 21, 2021