“La poesia è un modo di guardare il mondo, non di raccontarlo.” Sono gli anonimi Poeti del Trullo, nel libro che raccoglie i loro versi (Metroromantici). Versi che accompagnano i murales dei Pittori Anonimi (non tutti anonimi, c’è anche qualche firma), dando qui alla Street Art un valore aggiunto. Pittori e poeti, da circa un decennio, riqualificano così il quartiere, in mancanza di qualsiasi piano per la sua manutenzione da parte dell’ente preposto (ATER).
Come sempre capita nel quartieri popolari, quasi del tutto sconosciuti agli stessi romani e spesso abbandonati al degrado, se ci si passa senza “guardare” non si capisce niente. Alberto Coppo per fortuna ci accompagna e ci fa guardare, spiegandoci le ragioni degli insediamenti e della loro forma. Il quartiere nasce come Borgata Costanzo Ciano, a partire dal luglio del 1939, a sud ovest di Roma, per gli italiani rimpatriati dall’estero in vista della II guerra mondiale. Il luogo scelto è una valle stretta, tra il Monte Cucco (di pasoliniana memoria) e Monte delle Capre. Lungo la piazza oblunga, i lotti con case dall’architettura razionalista, a schiera o a ballatoio. Giuseppe Nicolosi e Roberto Nicolini, gli architetti. Davvero sapiente è lo iato, il diaframma concepito tra i lotti e i loro giardini e le strade. Un’intenzione di riservatezza abitativa in condizioni non certo lussuose.
C’è un seguito, di maggiore libertà spaziale, ma di sostanziale continuità, alla fine degli anni ’50. Poi, i disastri dei ’60 e i ’70 … per fortuna i diaframmi delle case dello IACP funzionano ancora e preservano quella lunga isola al centro del quartiere. Silenziosa e al tempo stesso loquace con i suoi pittori e poeti. Sembra di stare in una città dentro la città. Una città viva, che ha molto da dire, come sapeva Gianni Rodari che qui, nella scuola Collodi, con i bambini delle elementari, ha escogitato la storia della “Torta in cielo”, un UFO che compare all’improvviso nel cielo sopra al Trullo.