Sara Millozzi ci ha accompagnato lungo un itinerario di storia della Roma regia, con il suo concentrato “fondante” di mitologia e leggenda. Appuntamento al Velabro, l’area pianeggiante e un tempo paludosa situata tra il Tevere e il Foro Romano dove si sarebbe arenata la cesta con i gemelli Romolo e Remo. La storia si intreccia con il mito laddove l’area sacra e commerciale del Foro Boario prende il nome da una delle vicende legate ad Ercole: quella del furto dei buoi di Gerione da parte di Caco, il figlio di Vulcano che viveva sull’Aventino. Ad Ercole Olivario (e non a Vesta) è dedicato il Tempio Rotondo, icona della zona. Se il Foro Boario è legato al ricco mercato del bestiame, l’adiacente Foro Olitorio lo è a quello, altrettanto ricco, di frutta, verdura e olii. Anche questa un’area allo stesso tempo profana e sacra con i templi di Giano, Speranza e Giunone Sospita. Sebbene di essi rimanga poco o nulla, Sara ce ne ha regalato una vivida rappresentazione narrata. Di complessa identificazione i resti dell’area sacra di S. Omobono, relativi alla Roma dei Tarquinii e al passaggio di consegne tra Tarquinio Prisco e Servio Tullio, favorito da una donna eccezionale, la regina Tanaquil. Affascinante Roma etrusca … La nostra passeggiata ha avuto termine con l’annunciarsi del tramonto presso l’arco di Giano, il Dio che tutto aveva visto, vedeva e prevedeva, ma la cui dedica è in questo caso un falso storico. E l’arco non è un arco ma una porta i cui quattro fornici sono stati chiusi nel XII secolo dai Frangipane, che ne fecero una fortezza. Restaurato in modo poco accorto nell’Ottocento, perse la sua originale copertura in laterizio, ritenuta medievale.
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Last modified: Dicembre 6, 2020