Si racconta che il basilisco – un rettile leggendario già citato nella Bibbia – uccida chiunque gli si avvicini con il potere dello sguardo, oppure con un soffio dell’alito: se ti avvicini al basilisco senza vederlo il tuo destino è segnato…
La prima apparizione del basilisco, che dal greco basileus o basiliskos viene spesso definito il “re dei serpenti”, è nel libro dei Salmi dell’Antico Testamento: «camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi» (Salmi 90, 13) recita la versione canonica, ma in varie traduzioni della Bibbia le vipere diventano basilischi, animali fantastici che troviamo rappresentati in più modi. Tuttavia questo versetto dei Salmi si rivela fondamentale – più che per la fortuna del basilisco – per l’iconografia del Cristo guerriero che ha la meglio sui mostri dell’eresia: così lo troviamo per esempio nel vestibolo della preziosa cappella del Palazzo Arcivescovile di Ravenna, che abbiamo scelto come immagine di apertura e nel prezioso salterio carolingio di Stuttgart.
A parte la piccola corona sulla testa (che appunto rappresenta la dignità regale), in generale il basilisco appartiene alla famiglia dei rettili ma è un animale che ha corpo di gallo e coda di drago oppure corpo di serpente e ali di gallo: la presenza del gallo è dovuta alla leggenda che vuole che la nascita del basilisco avvenga da un uovo deposto da un anziano gallo nel letame e covato poi da un rospo.
La leggenda aggiunge che la cattura del basilisco è un evento raro: l’unico modo per sopraffarlo era mettergli davanti uno specchio in modo che il suo sguardo mortale gli si riflettesse contro, uccidendolo. Eppure si racconta che s. Domenico riuscì nell’impresa miracolosa di far addormentare un basilisco che terrorizzava le terre di Sardegna: all’episodio fa riferimento un bel capitello del chiostro sopravvissuto alla distruzione della chiesa di San Domenico a Cagliari. Oppure il miracolo che compì s. Trifone (di cui infatti il basilisco è attributo) riuscendo ad addomesticare un basilisco che si era “impadronito” della giovane figlia dell’imperatore Gordiano, ossessionandola fin dalla fanciullezza.
Ma quindi, cosa rappresenta il basilisco?
Innanzitutto la morte: fulminea, improvvisa, senza pietà.
Poi i pericoli dell’esistenza di fronte ai quali ci facciamo trovare impreparati, e dai quali solo gli angeli o gli dèi ci possono proteggere.
Qualcuno arditamente lo accosta – come ogni essere caratterizzato dalla forma del fisso e del volatile – al Mercurio alchemico, agente delle trasmutazioni: esso presenta infatti le forme dell’uccello (principio di ordine aereo) e del serpente (principio ctonio e tellurico).
Infine, rappresenta nel ciclo dei sette peccati capitali la lussuria, tanto da attribuire alla diffusione del suo veleno l’epidemia di sifilide che attraversò l’Europa alla fine del Quattrocento.
Insomma, il basilisco incarna il potere del Male nelle sue tante forme. Il re dei serpenti dunque come re del male, cioè Satana.
Certo è che negli autori antichi, come Plinio, Dioscoride, Galeno, Alberto Magno, Teofilo, Lucano, Isidoro di Siviglia, le caratteristiche di malvagità e pericolosità di questo rettile aumentano via via con il crescere sia della misura del suo corpo (una ventina di centimetri o poco più per cominciare) sia dei racconti incredibili circa la sua origine misteriosa, i suoi nascondigli e i suoi poteri: uccidere con il solo lo sguardo, inaridire i terreni sui quali si muove, riuscire a far marcire il proprio corpo.
Infine, il basilisco ha tratto nuova fama di cattiveria dai giochi e dalle favole moderni, la saga di Harry Potter su tutti. Il basilisco è la creatura gigantesca e apparentemente immortale che nel secondo episodio della saga, “La camera dei segreti”, alberga negli umidi sotterranei del castello di Hogwarts e si muove attraverso le tubature facendo filtrare la sua minacciosa voce attraverso i muri… I giovani maghi riescono, dopo le canoniche peripezie, ad affrontarlo e a vincerlo, accecandolo innanzitutto.